Continuano gli esperimenti sulla rilevazione di dati ambientali e sulla trasmissione a distanza…
Il Team del Progetto Scatol8 ha collocato alcuni nodi di una rete nel parco della Scuola di Management ed Economia.
Nella foto vediamo all’opera l’Ing. Cantore, con un parterre di assistenti: Tiziana Gentile, Riccardo Ruggiu, Davide Arcadipane, Andrea Zingariello.
I nodi, grazie ai pannelli fotovoltaici, sono energicamente autonomi e trasmettono, in continuo, dati al nodo coordinatore. Si tratta di attività propedeutiche al Progetto Baril8, anzi utili all’allestimento di vari barilotti.
Un frutto, ai piedi di una pianta, ha attirato la nostra attenzione.
Domanda collettiva: ” Di che pianta si tratta?”
E qui la rete Scatol8 non ha saputo trovare rapidamente una risposta, ma per fortuna il collegamento in tempo reale con l’amico naturalista Franco Correggia ha risolto l’enigma: “Maclura pomifera, specie arborea nordamericana appartenente alla famiglia delle Moraceae, detta volgarmente “Gelso del Texas”. E’ stata introdotta in Europa come ornamentale a inizio Ottocento.” Ed ha aggiunto: “Che ci fa nel giardino dell’Università?”, “Occhio alle spine!”
Non è fantastico? Il Dott. Franco Correggia, Presidente dell’Associazione Terra Boschi Gente e Memorie, apprezzatissimo docente nel Master in Management e Creatività dei Patrimoni collinari, ha risposto immediatamente al nostro appello via Whatsapp. Grande! La rete umana è stata molto più rapida di quella informatica!
La curiosità è aumentata e su Wikipedia abbiamo scovato altre interessanti informazioni: “La Maclura pomifera è originaria del Nord America dove è conosciuta come Osage orange (arancio degli Osagi) dal nome della tribù indiana che risiedeva nella zona di crescita di questo albero.
La zona di origine è individuata in un’area degli Stati Uniti centrali. La Maclura fu descritta per la prima volta da Thomas Nuttall nel 1811 il quale le attribuì il nome dell’amico geologo William Maclure.
Nel 1818 venne introdotta in Europa e nel 1827 fece la sua prima apparizione in Italia, dove, soprattutto in Toscana e nel Lazio ebbe una certa diffusione.
Grazie alla caratteristica spinosità della pianta in passato fu spesso utilizzata per la costruzione di siepi invalicabili, mentre il legno particolarmente duro ed elastico era ben noto agli Indiani d’America, in particolare agli Osagi, che ne utilizzavano il legno per la costruzione degli archi, oltre che ricavarne un pigmento giallastro dalle radici.”
Wikipedia elenca anche gli usi della Maclura pomifera: “Nella sua regione d’origine, il Nord America, il legno della Maclura era utilizzato dai nativi del luogo come legno per la costruzione di archi, come rimedio per congiuntiviti e infiammazioni degli occhi ed anche per tingere i tessuti. Il colorante era usato per i rituali degli Osage per tingere il volto con un colore giallo limone, infatti il colorante estratto (giallo Osage) prende il nome della tribù Osage che utilizzava in tal modo il colorante ricavato dalle cortecce. Il frutto è molto apprezzato dagli scoiattoli, mentre, pur se non velenoso, non è commestibile e causa il vomito se ingerito dagli esseri umani.”
Ed effettivamente….
Insomma, osservando l’ambiente che quotidianamente ci circonda si può esser sorpresi e desiderosi di approfondimenti. Per chi si occupa di ricerca, ogni interrogativo stimola il desiderio di risposte, anche se si tratta di cose apparentemente piccole. Se ci fossimo fermati alla risposta: “Boh!“, forse avremmo dovuto concludere di non esser proprio “tagliati” per la ricerca…
I nostri giovani e promettenti tirocinanti non appartengono proprio alla Generazione boh!